Credevate
che il Grande Fratello esistesse solo nei libri, nei film e nella mente di
chi gioca troppo con la fantasia? Pensavate, se avete letto 1984,
che fosse solo un'invenzione del geniale George Orwell? Beh, vi sbagliate.
Il Grande Fratello c'è, gode di una splendida salute e con l'ausilio
delle tecnologie più avanzate sorveglia accuratamente noi, voi,
tutti. Ascolta tutte le telefonate e legge tutti i fax che circolano via
satellite (e adesso che i cavi sono ormai obsoleti la rete telefonica mondiale
viaggia quasi esclusivamente su satellite), controlla ogni spostamento del
vostro telefonino e quindi del titolare (basta che sia acceso e il sistema
di celle al quale ogni telefonino si collega registra tutti gli spostamenti
del proprietario: alle 13.30 di martedì eravate a Roma nella zona
di piazza del Popolo, alle 19 di venerdì eravate a Positano con la
vostra amante, e non a Milano per una riunione di lavoro come avevate detto
a vostra moglie…), e soprattutto s'infila nei milioni e milioni di computer
disseminati in tutto il globo che oggi rappresentano il più rapido
e pratico mezzo per lo scambio di informazioni, dati, messaggi, tariffe,
immagini e mille altre cose.
Se avete un computer (è
il vostro caso, visto che state leggendo questa pagina online) avete già
capito quello che vogliamo dire, ma anche se non l'avete e state usando
un computer altrui lo capirete in un lampo. Leggete tutta la storia che segue
con molta attenzione, perché in un'epoca in cui il computer è
il principale strumento di comunicazione questa storia riguarda tutti noi,
in ogni angolo del mondo.
Chiunque di noi ha nel proprio
computer la maggior parte delle informazioni che lo riguardano: nome, cognome,
data di nascita, indirizzo, numero di telefono, telefonino e fax, codice
fiscale, partita Iva, password che gli servono per collegarsi al proprio provider
e per muoversi su Internet, numero delle proprie carte di credito (indispensabili
per comprare qualcosa on line, dall'abbonamento al National Geographic Magazine
a una scatola di sigari cubani, dal vino ai biglietti aerei, dai cd al software)
e poi rubriche telefoniche, conti bancari, situazione delle tasse, fatture,
testi di lettere, racconti o poesie, immagini fotografiche, disegni, posta
elettronica spedita o ricevuta e così via.
Qualche esempio prima di andare
avanti? Un agente di viaggi avrà tariffe particolari di aerei e
alberghi, un medico nomi e cartelle cliniche dei suoi pazienti, un maniaco
sessuale foto ultraporno di ogni genere, un fedelissimo del Totocalcio le
schedine giocate e i programmi che usa per fare le sue previsioni, un maniaco
dei giochi elettronici le proprie informazioni sui games più intriganti,
e così via. Tutti, poi hanno nel computer i programmi che usano per
scrivere testi (Word), comunicare via Internet (Netscape o
Microsoft Explorer), elaborare fotografie e grafica (Photoshop,
Corel PhotoPaint), stampare piccoli giornali, opuscoli o auguri di Natale
(Publisher), aggiustare i guai del proprio personal (Norton Utilities),
sconfiggere i virus (McAfee Viruscan) nonché gestire la contabilità,
fare investimenti in borsa, prelevare immagini dalla rete tv o da una videocassetta,
comporre musica, inviare fax e chi più ne ha più ne metta.
Per non parlare di situazioni estreme: provate a pensare che ci potrebbe essere
nel computer di un trafficante di droga, di un pedofilo, di un grande evasore
fiscale o di un mafioso.
Insomma, leggere tutto quello
che avete nel computer è un eccellente sistema per tracciare un
vostro preciso profilo che può servire a tante cose: a sapere quali
sono i vostri gusti (utilissimo dal punto di vista commerciale), i vostri
segreti (la Cia e i suoi omologhi vanno a nozze per queste cose), i vostri
punti deboli, i vostri pregi e difetti, le vostre piccole o grandi manìe,
il vostro bilancio economico, la vostra corrispondenza, e anche le vostre
eventuali infrazioni della legge o delle regole del vivere civile.
A chi interessa tutto ciò?
Al potere e alla polizia, è ovvio, ma anche alle grandi, medie e
piccole industrie, ovvero a chiunque abbia da vendervi qualcosa: gli indirizzari
di potenziali clienti, completi di informazioni sulle loro preferenze, valgono
molto e si vendono a peso d'oro. E certe cose interessano anche alle aziende
che producono programmi per computer, e che spesso vedono girare copie pirata
del loro software, che costano 20 mila lire invece della regolare tariffa
di mezzo milione o un milione. Tanto che la Microsoft, quando lanciò
la prima versione di Windows 95, inserì un programma automatico di
registrazione on line che veniva eseguito subito dopo l'installazione di
Windows e che trasmetteva alla Microsoft la preziosa lista di tutto il software
presente sul computer, compreso quello copiato chissà dove e quindi
pirata. L'operazione però fu scoperta e denunciata come violazione
della privacy, e la Microsoft fu costretta a modificare il suo programma.
Chiarito questo, ricominciamo da capo. Sì, il Grande Fratello esiste
e lo dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, anche la storia che stiamo per
raccontarvi e che comincia nei primi giorni dell'ottobre scorso, cioè
più di un anno fa.
Io uso molto Internet: leggo on
line i giornali di tutto il mondo, faccio ricerche e acquisti, spedisco testi,
posta e immagini, ricevo ogni giorno moltissimi notiziari personalizzati
(da Cnn, da Usa Today, da Excite, dal Washington Post e via dicendo), e
per me il Web è il sistema più veloce e comodo di comunicare
col resto del mondo. Un giorno mi arriva da un'amica che abita alle Hawaii
la copia di una e-mail che proviene da tre programmatori di computer che
nel 1997 hanno lavorato per America On Line, la maggiore azienda statunitense
di comunicazioni via computer, con oltre 10 milioni di abbonati che grazie
a lei viaggiano su Internet e un fatturato di diversi miliardi di dollari.
La lettera diceva così:
"Abbiamo elaborato e messo a punto una nuova versione del programma che
Aol distribuirà ai suoi utenti nei prossimi mesi, e a un certo punto
ci siamo accorti che qualcosa non andava. Dopo lunghe indagini abbiamo
scoperto che il programma, una volta installato, nasconde in ogni computer
un cookie (per sapere cos'è vedi il riquadro qui accanto) molto
diverso dai normali cookies e pericolosissimo: quando un utente si collega
qualsiasi tecnico di Aol può frugare nell'hard disk e leggere tutto
quello che c'è. Ci siamo resi conto che era un'enorme violazione della
privacy, abbiamo cominciato a parlarne con altri colleghi e in neanche una
settimana siamo stati licenziati in tronco. Abbiamo provato a aprire su Internet
un sito per denunciare l'accaduto, ma in mezz'ora scompariova nel nulla.
Non ci resta che diffondere questa lettera e avvertirvi: non usate il nuovo
software di Aol, ditelo a tutti, e inviate questo messaggio a chi potete,
a cominciate dai politici e dai rappresentanti degli organi che si occupano
di proteggere la privacy di ogni cittadino".
Che avreste fatto al mio posto?
Io (non dimenticate, era il 12 ottobre 1997) ho subito preso contatto con
America On Line per controllare la storia e fare ai responsabili delle pubbliche
relazioni internazionali una serie di domande che vi riassumo: "E' vero che
Aol sta per lanciare un nuovo software per i suoi abbonati? E' già
disponibile? Possiamo averne una copia per un test? E' vero che il nuovo programma
contiene un cookie nascosto che rende possibile a chiunque la lettura dei
dati di chi lo usa, come denunciamo alcuni programmatori che l'hanno realizzato?
E se è vero, Aol dovrà fare come la Microsoft, che è
stata costretta a fare marcia indietro?"
Avere un commento, una smentita
o comunque una reazione sembrava un'operazione facile. Invece da ottobre
in poi ho fatto decine di fax, di e-mail e di telefonate a tanti fantomatici
dirigenti delle pubbliche relazioni di Aol, ma non è successo niente:
i fax e le e-mail cadevano nel vuoto, alle telefonate rispondevano sempre
delle segreterie telefoniche. Finché prima di Natale, a forza di
insistere, si è fatto vivo dalla sede centrale di America On Line
il responsable dei rapporti con la stampa internazionale, che si chiama
Richard D'Amato.
"Sono davvero desolato e chiedo
scusa per i precedenti tentativi andati a vuoto, ma non ti preoccupare perché
adesso ci sono io, a completa disposizione per qualsiasi chiarimento", mi
ha scritto dandomi i suoi numeri personali e diretti di fax e di telefono.
L'ho chiamato subito (ma c'era di nuovo una segreteria telefonica, e c'è
sempre rimasta, giorno e notte), gli ho rispedito le mie domande sia per
fax (quattro volte) sia per e-mail (cinque volte) ma per intere settimane
tutto è caduto nel vuoto, proprio come le proteste dei tre programmatori
licenziati nell'ottobre scorso.
Dopo settimane di silenzio finalmente
Richard D'Amato, tempestato di fax, mail e messaggi a voce nella segreteria
telefonica, si è rifatto vivo. "Sono spiacente, ma provvederò
subito a girare le tue domande a qualcuno che possa dare una risposta ufficiale
e ti farò sapere. La mia opinione personale? Secondo me tutta questa
storia è una cazzata", ci ha scritto per e-mail. Era il 16 gennaio,
e da allora non è successo niente. Aol non si è più
sentita, del suo nuovo programma (che doveva essere pronto per dicembre) non
c'è stata traccia per mesi e mesi e oltretutto da allora non sono più
riuscito a mettermi in contatto con i tre programmatori, i cui indirizzi
di e-mail si sono dissolti nel nulla: gli mandi un messaggio e il server
della loro mail ti risponde che il destinatario non esiste. Sì, un
enorme, compatto e insormontabile muro di gomma ha coperto, protetto e isolato
tutto.
Conclusione? Provate a riflettere
sul significato di tutta questa vicenda e sul fatto che una cosa del genere
può accadere non solo negli Usa, dove ci sono più di 100 milioni
di computer, ma in tutto il mondo compresa l'Italia. Provate a pensare che
anche il vostro provider vi spara nel computer una pioggia di cookies, e
anche se sono quasi sempre buoni può anche darsi che ce ne sia qualcuno
cattivo, che si annida chissà dove e poi agisce quando meno ve l’aspettate.
Provate a pensare che molto probabilmente tutto ciò è gia
accaduto senza che ve ne siate nemmeno accorti. Fate caso, specie se il
vostro computer ha due o più hard disk, se mentre siete in linea
uno degli hard disk (magari D oppure E, quelli che in un collegamento non
servono perché non contengono programmi essenziali ma soprattutto
dati) si mette a funzionare senza ragione, cosa che potete notare dall’accensione
del led che ne segnala l’attività. Fate insomma un po’ di riflessioni
e un po’ di test.
Ancora una piccola fatica: provate
a collegarvi con America Online (http://www.aol.com) e vedrete che da pochi
giorni il famigerato programma AOL 4.0 è pronto e disponibile per
chiunque voglia scaricarlo. In un primo momento ci siamo astenuti dal download,
ma un paio di giorni fa abbiamo deciso per il sì e l'abbiamo scaricato
in un disco Zip. Appena avremo un po' di tempo lo sottoporremo a qualche
espertissimo programmatore per verificare se il famoso cookie cattivo c'è
ancora o no. Avremmo potuto installarlo al volo e provarlo personalmente,
ma in tutta sincerità non ce la siamo sentita. Abbiamo fatto male?
Difficile dirlo.
E adesso rispondete a questa domanda:
secondo voi il Grande Fratello, The Big Brother, esiste oppure no?
Che cos’è un cookie, termine traducibile in italiano
in ”biscottino”? E’ una sorta di breve messaggio che gran parte dei server
di grandi, medii e anche piccoli siti Internet spediscono elettronicamente
al computer di chi si collega con loro. Un cookie in pratica contiene dati
che servono a tracciare un vostro breve identikit e, in successivi collegamenti,
a farvi riconoscere, a farvi sapere quante pagine del sito avete già
visitato e quante no, insomma a migliorare la qualità e la velocità
del traffico tra voi e il sito. In genere sono inoffensivi, e anche se i
principali programmi per viaggiare su Internet (Netscape e Microsoft Explorer)
offrono la possibilità di rifiutarli, è quasi d’obbligo accettarli
perché rifiutandoli la navigazione diventa lenta, difficile, e a volte
impedisce di entrare in un sito e tutto si blocca.
In gran parte dei casi un cookie
è breve, diciamo come una riga di questo testo. Esistono però
cookies più complessi, come quelli studiati per impedire l’ingresso
in siti a pagamento o che richiedono la conferma della password. E in rari
casi un cookie può anche essere pericolosissimo, specie se, come
nel nostro caso, abilita il sito con cui siete collegati a ”leggere” nei
vostri dati proprio come fareste voi. I cookie ”cattivi” in teoria sono
proibiti, ma prima bisogna scoprirli. E per il normale utente non è
facile.
Se volete una completa e ampia serie di informazioni
sui cookies, collegatevi con il sito di Netscape: c'è un settore
che se ne occupa ed è pieno di informazioni.
Parecchi mesi fa, nel gennaio 1998, un sottufficiale dei
marines, Timothy McVeigh, pluridecorato e con 17 anni di onorato servizio
alle spalle, è stato radiato per decisione della Marina americana
e brutalmente congedato. Perché? Semplicemente perché era omosessuale
e aveva, secondo la Marina, contravvenuto a una nascosta ma famosa norma
che regola l'arruolamento dei gay detta "non chiedere, non dire": in parole
povere significa che puoi anche essere omosessuale, però te lo devi
tenere per te e non dichiararlo a nessuno, almeno ufficialmente.
Come si è arrivati a scoprire
l’omosessualità di McVeigh, della quale il sottufficiale dei marines
non aveva mai fatto sfoggio? Indovina un po’, dalla scheda con cui si era
abbonato a America On Line. Tanti anni fa, nella scheda d’iscrizione che
bisogna riempire per segnalare le proprie passioni, preferenze e gusti,
nella casella "stato civile" aveva candidamente scritto "gay". E chi l'ha
scoperto? Un ufficiale dei gloriosi marines, che è andato a Aol,
ha chiesto la scheda di McVeight e l'ha avuta subito, senza problemi e senza
che nessuno si preoccupasse di compiere un'illegale e palese violazione
di ogni norma sulla privacy.
Dopo la "tragedia" il povero McVeight
ha fatto causa alla Marina e a America Online, e, incredibile ma vero, l'ha
vinta. Il corpo dei Marines è stato costretto a riprenderselo e a
reintegrarlo nel suo ruolo, e America Online è stata addirittura diffidata
dal diffondere e comunicare a cani e porci informazioni private che dovrebbero
essere riservate, anzi riservatissime. Un happy end inaspettato, forse, però
sacrosanto, come se mettessero in galera Bill Gates. O no?