NDS, cioè Nuovo Dizionario Shakespeariano: è il titolo dello spettacolo nel quale Daniele Formica ha raccolto l'intera opera del Bardo. In cento minuti un viaggio fra Macbeth e Re Lear, Romeo e Giulietta e La tempesta, Amleto e Otello, Riccardo III e Sogno di una notte di mezza estate: un itinerario divertente e serio, pieno di humour e di poesia, alla Quentin Tarentino o a ritmo di musical, di giallo o di cartone animato. Accanto a Formica interpretano lo spettacolo, che ha concluso le repliche a Roma dopo un mese e mezzo di grande successo, Laura Jacobbi e Francesco Mazzini. Da non perdere appena, in autunno o a inizio inverno, riprenderà le repliche al teatro dei Satiri di Roma
Per un mese e mezzo ha riempito ogni sera il teatro dei Satiri con un delizioso spettacolo che offre tante chiavi di lettura: chi ne sa poco si diverte moltissimo, chi ne sa molto si diverte ancora di più, chi sa tutto esplode in mille sorrisi intelligenti. Il titolo è NDS, cioè Nuovo Dizionario Shakespeariano («Ma potrebbe anche significare non diciamo stronzate», avverte il protagonista), il sottotitolo è Tutto Shakespeare minuto per minuto (ma andrebbero benissimo anche Tutto Shakespeare risata per risata oppure Tutto Shakespeare sorpresa per sorpresa) , il nocciolo è semplice: un viaggio dall’A alla Z che nel tempo record di cento minuti esplora con humour tutte le opere del drammaturgo e commediografo inglese, saltando da Amleto a Sogno di una notte di mezza estate, da Re Lear a Enrico V, da Romeo e Giulietta a Otello, Riccardo III, Macbeth e chi più ne ha più ne metta.
La storia la riassume l’ideatore, autore e protagonista Daniele Formica, che insieme a Laura Jacobbi (attrice e coautrice del lavoro, oltre che figlia di un famoso regista e traduttore shakespeariano) e Francesco Mazzini (già allievo di Robert De Niro, si divide fra New York e l'Italia) riprenderà NDS in autunno o all'inizio dell'inverno: «E’ una specie di Bignami che permette a chi non ne sa abbastanza di avere informazioni su Shakespeare, le storie, le trame, i soggetti e volendo anche i complementi oggetti dei suoi lavori per poi poterne parlare nei salotti facendo sempre una bella figura».
Visto il rinnovato interesse dei giovani per Shakespeare («L’anno scorso la versione da 4 ore dell’Amleto diretta da Kenneth Bragan è stata per tutta l’estate al cinema Barberini, e i casi sono due: o il film è fortissimo oppure al Barberini c’è un’ottima aria condizionata. Il problema è: calore o cultura?»), Formica è partito da una serie di domande: «Perché re Ronaldo batte re Lear 4 a 0? Perché Di Bella non somministra somatostatina a Lady Macbeth? Perché Macbeth dice "succede solo da McDonald"? Perché Totò vagola per il Maschio Angioino dicendo "essere o non essere"? Perché Lawrence d’Arabia va per la piana di Boswot gridando "il mio regno per un cammello"? Perché Dario Fo ha preso il premio Nobel? Noi non lo sappiamo ma Shakespeare lo sa benissimo».
Ecco quindi una rilettura delle sue opere fra la tragedia e la commedia, il balletto e i sonetti, il cartone animato e il musical. «Noi facciamo i cretini, ma nello stesso tempo sotto abbiamo la poesia di Shakespeare. Facciamo Otello in undici minuti, in stile Quentin Tarentino, Romeo e Giulietta in 6 minuti compresa la sparatoria conclusiva, Macbeth in 3 minuti sulla base musicale di Men in Black, e così via. Ma ci sono anche diversi momenti serii, come il prologo dell’Enrico V, e il gran finale è il testamento del Bardo, quello vero, fatto a tre voci e interpretato come un blues».
«Shakespeare si guardava molto dentro, mentre noi, in questo secolo di basso impero e di fine millennio, guardiamo molto la televisione ma pochissimo dentro di noi - dice Formica. - Gassman diceva ”tutto il mondo recita tranne alcuni attori”, la televisione dice ”tutto il mondo è spettacolo”, Shakespeare genialmente ha anticipato tutti dicendo ”tutto il mondo è palcoscenico”. Da un certo grosso pubblico il vecchio Willie viene considerato pesante, ma non è assolutamente vero: è un grande scrittore di varietà, quando è comico è veramente molto comico, quando è drammatico è profondamente drammatico, e l’età delle sue opere non conta perché sono fuori dal tempo e certi meccanismi esistono da sempre. Io, come persona che adora le iperboli, sono abbastanza orgoglioso di questo spettacolo iperbolico. Insomma, la critica più tradizionale ci stronca, però il pubblico se ne va via felice».
Con tempi veloci e ritmo serrato Formica (che è stato un serio frequentatore di Shakespeare: «Ho cominciato a lavorare in Francia con Barrault alla fine degli anni sessanta, e dopo tre anni di Rabelais sono stato a Londra con Vanessa Redgrave e Tony Richardson, ho fatto Antonio e Cleopatra all’Old Vic, ho lavorato con la Royal Shakespeare Company e ho recitato in un Macbeth con Enriquez»), Laura Jacobbi (che è brava e molto spiritosa, oltre a sapersi muovere con disinvoltura fra commedia, dramma e scherzo) e Francesco Mazzini (che da perfetto allievo e assistente di De Niro a un certo punto si mette nei panni di Prospero, nella Tempesta, recitando proprio come avrebbe fatto il grande attore americano in Goodfellows) si spostano da un titolo all’altro rapidamente, con grande abilità e col raro dono della sintesi. Un piccolo esempio? La scena del fazzoletto dell'Otello: nel nostro caso il fazzoletto, invece di essere normale, è un enorme quadrato di stoffa di sei metri per sei che finisce per coprire sette o otto file di spettatori. Insomma, un solo consiglio: appena tornerà non vi perdete Formica & Company, forse vi riconcilierete persino con lo Shakespeare che un tempo, magari, vi ha strappato qualche deplorevole ma a volte inarrestabile sbadiglio.
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