di FABRIZIO ZAMPA La prima impressione, e sia detto senza la minima offesa per tutto ciò che si fa in Italia, è soprattutto una: sembra di essere in un teatro americano e assistere a uno spettacolo americano con tutti gli optional dei musical fatti in un paese che in queste cose è imbattibile, dalla sorprendente bravura degli attori (protagonisti e comprimari, nessuno escluso) alla scorrevolezza del copione (che poi racconta una storia semplicissima), dal modo di cantare e di ballare (lo fanno tutti benissimo per più di due ore, sulle coreografie di Franco Miseria) a un sound robusto e dall’impatto immediato (suona dal vivo un’ottima band di 10 musicisti), da un insieme di luci, scene e costumi fatti alla grande e senza risparmio a trovate e ritmi che da noi sono una vera rarità.
L’unica cosa strana, ma te ne accorgi solo a un certo punto e non ci fai neanche più caso, è che tutto è in italiano, compresi i testi di canzoni che nella nostra memoria vivono da sempre solo in inglese ma che tradotte funzionano come gli originali, e forse addirittura meglio visto che non tutti gli italiani, poi, masticano l’inglese così bene da capirne ogni significato.
Questo ed altro è Grease, la brillante versione italiana del musical di Jim Jacobs e Warren Casey che 26 anni fa debuttò in un teatrino off Broadway e nel 1978 diventò un film di grande successo con John Travolta e Olivia Newton-John. Il suggerimento che vi diamo è dunque ovvio: se volete passare due ore divertenti e piacevolissime non vi perdete lo spettacolo che ha offerto al teatro Sistina di Roma tre mesi di repliche, e del quale sono protagonisti Lorella Cuccarini (che dimostra di saper stare in scena e di aver tutte le carte in regola sia quando canta che quando balla) e Giampiero Ingrassia (lo stesso vale per lui) con Renata Fusco, Michele Carfora, Mal, Marco Predolin (sostituito nella versione 1999 dal dj di Radio Dimensione Suono Mauro Marino) e tanti altri tutti in splendida forma, un cast di una sessantina di persone davanti alle quali la famosa prova «soddisfatti o rimborsati» sarebbe del tutto inutile per mancanza assoluta di chi aspira al rimborso.
Due parole sulla storia, forse banale ma che funziona e riproduce nel modo giusto l’atmosfera degli ultimi anni cinquanta, vissuti negli Usa, e non solo, all’insegna del rock & roll e della spensieratezza. In un college, all’inizio dell’anno scolastico, arriva Sandy, studentessa che l’estate precedente ha avuto un flirt con Danny Zuko, il duro della scuola. I due si ritrovano ma Danny deve tener fede al suo ruolo di bullo e la tratta freddamente. Ecco quindi gelosie, schermaglie e divertenti situazioni fino a un happy end che vede Sandy trasformarsi da ingenua a ragazza sveglia e aggressiva, e Danny arrendersi per capitolare ai suoi piedi secondo le migliori regole.
Tutto va benissimo: l’ottima traduzione di testi e canzoni (di Michele Renzullo e del produttore Silvio Testi), l’agile regìa di Saverio Marconi, la bravura, e non ci stanchiamo di ripeterlo, di tutti gli interpreti (oltre ai già citati sono, e vale la pena di citarli uno per uno perché lavorano sodo e ci sanno proprio fare: Ilaria Amaldi, Robert Camero, Lorena Crepaldi, Alessia Duca, Elena Fioravanti, Gabriele Foschi, Gianfranco Phino, Pietro Pignatelli, Cristina Sebastianelli, Lucilla Vacondio, Fabrizio Angelini, Silvia Cavalleri, Simonetta Minuti, Cristian Ruiz, Eleonora Russo, Gianni Salvucci, Roberto Saraceno) e della band (Gianluca Masetti e Claudio Piazzale ai sax, Giovanni Abbiati alla tromba, Daniele Morelli e Antonello Coradduzza alle chitarre, Fabio Perversi al pianoforte, Roberto Tucciarelli alle tastiere, Roberto Galinelli al basso, Raffaele Veronesi e Alessandro Svampa alla batteria), gli efficaci arrangiamenti di Peppe Vessicchio e così via. A questo folto cast nella nuova edizione in scena a Roma al Palagrease si sono aggiunte quattro coppie di ballerini e un aggiornamento delle coreografie.
E’ quasi un miracolo aver trovato un’equipe così giovane, affiatata, generosa e piena d’entusiasmo, che dimostra come anche da noi, nonostante decenni di tentativi falliti (a parte i grandi Garinei & Giovannini), sia possibile realizzare un musical degno di questo nome e che non sigurerebbe affatto davanti alla concorrenza internazionale. E’ una bella operazione e merita tutto il successo che ha avuto. E che senz’altro avrà, perché a furor di popolo, dopo 250 repliche, 300 mila spettatori e 143 miliardi di incassi, resterà adesso in cartellone almeno fino a maggio.
Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia Lorella: il teatro è vita vera, altro che la televisione
Sei mesi non stop in cartellone a Milano, dove nella stagione scorsa le otto settimane previste sono diventate 25 a furor di popolo, un fiume di repliche al Sistina di Roma che hanno obbligato il teatro a chiudere a metà luglio, cosa che non era mai successa, e adesso una nuova avventura per il 1999. Ecco come si presenta Grease, il musical del quale sono protagonisti Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia e che ripropone in versione italiana, la storia e i personaggi del film interpretato vent’anni fa da John Travolta. Uscito da poco negli Stati Uniti in un’edizione rimasterizzata e rimodernata, Grease ha attirato nei cinema americani nuove foltissime ondate di pubblico, ed è finito per la seconda volta nelle classifiche dei film più visti, quelle guidate qualche mese fa dal colosso Titanic.
Dopo l’esperienza milanese Lorella è tornata in palcoscenico a Roma con enorme piacere. «In Grease posso fare quello che mi piace di più, cioè recitare, cantare e ballare, e farlo ogni sera per mesi e mesi mi ha insegnato moltissimo non solo sul piano del lavoro ma anche su quello delle emozioni - dice. - Il teatro ti riporta a contatto con la realtà, quella di una sala piena di pubblico vero, che ti ha scelto, di ascolti veri fatti di persone in carne e ossa e non di numeri spediti dall’Auditel, e su tutto un indice di gradimento vero fatto di applausi, di risate e di consensi che puoi toccare con mano. Confesso che per me è una grande soddisfazione aver contribuito a scrivere col successo di questo musical una piccolissima pagina della storia del teatro italiano».
A Lorella Grease ha permesso di avere una visione del lavoro completamente diversa da quella che aveva avuto nelle sue esperienze televisive. «Oggi - spiega - in televisione è sempre più difficile fare quello che ti piace veramente, perché per non rischiare di non piacere al grande pubblico devi seguire parametri precisi e accettare compromessi. Quando ho rimesso piede in tv e mi sono resa conto dei ritmi e delle battaglie che bisogna sostenere ogni giorno con le scalette, i minutaggi e gli indici di ascolto, ho scoperto che sono veramente cose virtuali, in mezzo alle quali non sai nemmeno di che cosa stai parlando. Sì, il teatro mi mancava molto e non vedevo l’ora di ricominciare, perché il mondo reale è quello che esiste fuori dalla televisione. Con la tv bruci tutto così in fretta che ti sembra sempre di fare cose che lasciano il tempo che trovano».
Per Lorella il palcoscenico e il contatto diretto e quotidiano col pubblico (che nel caso di Grease comprende almeno due generazioni: adolescenti e ragazzi spesso con i genitori e addirittura con i nonni) sono impagabili. «Il teatro offre un’emozione enorme, e per me è rigenerante, come prendere una boccata d’ossigeno tutte le sere. Per chi ama il lavoro come lo amo io è ciò che di più bello possa esistere, e adesso lavorare per me ha un altro significato: avere una strada aperta per il teatro, che spero possa andare avanti nel tempo, e scegliere di fare televisione solo a patto che le offerte mi piacciono. E poter scegliere è la più grande fortuna che ti possa capitare nella vita».
Giampiero: per me è proprio come tornare adolescenti
«La cosa più importante per me è che pur essendo uno spettacolo teatrale ha avuto successo, incassi, file, attese e richieste come Titanic, ed è un’esperienza bellissima vedere in sala gente che nella vita non è mai andata a teatro»: così dice Giampiero Ingrassia, coprotagonista di Grease accanto a Lorella Cuccarini.
Romano, 36 anni, figlio del mitico Ciccio Ingrassia, Giampiero interpreta il personaggio di Danny Zuko, il partner di Sandy, cioè Lorella. Avere come genitore un personaggio illustre gli dà un solo problema: «E’ quello che hanno tutti i figli d’arte: ogni volta che faccio qualcosa devo dimostrare cento volte tutto quello che un attore normale non deve dimostrare. E’ sfibrante, e a volte mi sembra quasi di essere un ladro». E Ciccio, che dice? «Oltre che padre per me è un grande amico e anche un grande fan. Non mi ha mai ostacolato nè imposto niente, e all’inizio mi ha detto solo: attenzione, questo è un mestiere veramente difficile, ma se vuoi farlo fai pure. Fossero tutti così, i genitori...»
Com’è finito a cantare e ballare, lui che ha studiato da attore con Gigi Proietti e ha lavorato in teatro con Massimo Cinque, Mattia Sbragia, Proietti e tanti altri? «Sono un grande amante della musica e del rock & roll. Faccio l’attore ma ho cantato con molti gruppi, come i Full Moon Project o gli Scarlet, e fra poco inciderò un album di rock con la mia band. Mi è sempre piaciuto unire il recitare al canto, e da questo punto di vista il musical mi sembra la forma di spettacolo teatrale più completa. E poi il ruolo di Danny Zuko, a parte Travolta, a Broadway l’hanno fatto Richard Gere e Patrick Swayze. Una bella concorrenza, eh?».
Due anni fa, quando si è saputo che Giampiero avrebbe lavorato in Grease, molti suoi colleghi ”impegnati” hanno storto il naso. «Adesso gli stessi colleghi, che considerano Grease teatro leggero, mentre in realtà il musical poi è difficilissimo e faticosissimo, mi chiamano per avere dei posti in teatro. Io non glieli dò, e non lo faccio per ripicca ma perché proprio non ci sono, anche se confesso che dire di no è una bella soddisfazione». Ingrassia si diverte molto nel suo ruolo. «E’ come ripercorrere la mia adolescenza: quando uscì il film io avevo 17 anni, e per me è un ritorno al passato, stavolta in prima persona. Mi diverte camminare sulle orme del bullo Danny Zuko, e poi ho avuto la fortuna di capitare in una compagnia nella quale c’è un clima disteso e bellissimo: a ogni replica, anche nei doppi spettacoli, la fatica viene dimezzata. Sembra di essere tornati al college».
Dopo i sei mesi di repliche dell’anno scorso a Milano e i tre mesi dell'anno scorso a Roma, adesso si ricomincia da capo. «Il nostro grande sogno - dice Silvio Testi, marito di Lorella Cuccarini e produttore dello spettacolo col regista Saverio Marconi - è di poter fare il musical anche in Italia, uno dei pochi paesi in cui manca l’abitudine a questo genere. Vorremmo portare a teatro quelli che abitualmente non ci vanno, e il tipo pubblico che abbiamo avuto finora, di ogni età e genere, ci dà ragione. Succede in ogni paese del mondo e mi stupisce che da noi ancora non sia successo. Però abbiamo molta fiducia e molto ottimismo, stiamo lavorando a parecchie nuove idee, come questo progetto di un teatro stabile dedicato esclusivamente al musical, e quello che prima ci mancava, un teatro fisso dove organizzare spettacoli che durino nel tempo, adesso c'e'. Insomma, quello che prima sembrava un sogno oggi non lo e' neanche tanto».
Un momento di "Grease" 1998. A destra: Mal, Ingrassia, Renata Fusco, Lorella, Michele Carfora e Marco Predolin.
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