Roba vecchia ma buona / E' uscito ormai da tempo un nuovo cd di Pino Daniele. E' Yes I Know My Way e il suo titolo richiama appunto il vecchio brano che molti anni fa è stato il simbolo della fusione tra cultura partenopea e blues-rock angloamericano: sedici pezzi, fra cui tre inediti, che sono la sua biografia in musica e segnano l'inizio di un nuovo ciclo, indicando con chiarezza la nuova strada che il musicista ha deciso di seguire. Dopo il suo straordinario concerto unico del 18 luglio al San Paolo di Naopoli, e soprattutto se non ci siete andati, averlo e sentirlo è davvero un obbligo.
 
 
Pino,
Yes He Know His Way
 
 
di FABRIZIO ZAMPA
 

Familiari come un vecchio amico ma nuovi come possono apparire certe persone che fanno parte della tua vita eppure sono tutte da riscoprire ogni volta che le incontri. Conosciutissimi ma da ascoltare con gusto e con diverse sorprese. O anche inediti da assaporare nota per nota, parola per parola e sonorità per sonorità. Ecco i brani di  Yes I Know My Way, sottotitolo The Best of Pino Daniele, l'ultimo album nel quale il musicista napoletano ha raccolto sedici pezzi, tre nuovi e tredici che rappresentano la sua biografia in musica.
   Cinque canzoni (Che male c’è, Dubbi non ho, Che soddisfazione, Io per lei  e Che Dio ti benedica) sono state lasciate nella versione originale rimasterizzata per l’occasione,  altre otto  (da Quando a Anna verrà, Napule è, A testa in giù, Je so’ pazzo, Quanno chiove, A me me piace ’o blues, Resta... resta cu’ mme) sono riarrangiate, risuonate e ricantate con l’impronta di sempre ma con il sound e la maturità di oggi. Come bonus, infine, ci sono  tre belle composizioni inedite in cui cantano e suonano i Simple Mind, che per Daniele «sono l’espressione più moderna, originale e interessante della musica europea»: un saporito e modernissimo Senza peccato nel quale la  voce di Pino duetta con quella di Jim Kerr,  il semplice e delicato Amore senza fine e un suggestivo pezzo tutto strumentale, Per te, che chiude in bellezza l’album.
Lasciamo a  Pino, che sabato 18 luglio è stato l'indimenticabile protagonista allo stadio San Paolo di Napoli di uno straordinario concerto (e peggio per voi se ve lo siete lasciato sfuggire: a questo punto poytete solo consolarvi con l'album), il compito di illustrare il suo progetto. «E’ un viaggio fra i momenti più importanti della mia carriera. Io ho cominciato con la canzone in dialetto, poi mi sono dedicato alla canzone in italiano e alla ricerca delle mille influenze della cultura mediterranea sulla nostra musica, e quando ho pensato di riunire tutto questo mi sono accorto che sono  attuali anche i primi pezzi, che risalgono agli anni Settanta. Così ho accostato certi arrangiamenti di allora con la modernità dei suoni di oggi e ho fatto un grosso lavoro di produzione: per mixare i brani ho chiamato un esperto che non li aveva mai sentiti,  lo stesso che ha fatto i dischi di Frank Zappa e di Van Morrison.
Per Daniele questo album, nel quale suonano più di venti musicisti (dai Simple Mind a Lele Melotti, Manu Katche, Carol Steele, Rosario Iermano, Danilo Rea, Bruno Illiano, Jimmy Earl, Rita Marcotulli, Fabio Massimo Colasanti, gli archi dell’Accademia Musicale Italiana) e il cui titolo richiama quel Yes I Know My Way che è stato il simbolo della fusione tra cultura partenopea e blues-rock angloamericano, chiude un ciclo.
   «Ma ne apre anche un’altro - dice. - L’ultimo brano, Per te, è fatto  con un quintetto d’archi, la batteria di Peter Erskin e un suono della chitarra completamente diverso dal solito, e indica la nuova strada da percorrere: unire la melodia a certe sonorità un po’ classiche e un po’ elettroniche per far nascere la nuova canzone. C’è anche un altro obiettivo: chi come me è cresciuto cercando di costruire una musica che andasse a cogliere le radici della nostra cultura ha il dovere di far conoscere le sue cose ai giovani, che non sono abituati a que
 sto tipo di proposta. Per me la musica non dev’essere solo mercato e  divertimento ma anche un fatto social e».
 
Il messaggio dell’album? E’ semplice: «La musica e il ritmo nascono dall’Africa, la canzone italiana è figlia del patrimonio classico e di quello popolare, la musica popolare nasce da incroci fra culture diverse, dalla Spagna all’Arabia alla Grecia, ma tutto viene dall’Africa, la grande madre del ritmo e della musicalità. E allora quando  la musica offerta dal mercato ha poca creatività e poca originalità basta rivolgere l’occhio e l’orecchio ai grandi artisti che appartengono a realtà musicali diverse da quella angloamericana. Io continuerò sempre su questa strada, alla ricerca di una musica che unisca radici mediterranee e africane a un sound internazionale».
   Presentando il nuovo cd abbiamo parlato con lui anche dell’ingresso dell’Italia in Europa. «E’ importantissimo soprattutto per il mezzogiorno, che ha bisogno di grandi investimenti -  dice. - Io sono bassoliniano, so bene che alla sinistra serve tempo per risolvere certi problemi, so bene che non è facile superare i guai ereditati dalla vecchia partitocrazia, e penso che ciascuno debba  prendersi le sue colpe. Anche Scalfaro, per esempio,  le ha: adesso denuncia gli industriali del nord che hanno ricevuto soldi dallo Stato per il sud e non hanno fatto nulla, ma trent’anni fa già sapeva bene come funzionava la cassa del Mezzogiorno...»
   Meditate, gente, meditate. E se avete bisogno di un soffio d’aria fresca per ispirarvi meglio, beh, ascoltate  l’album di Daniele. E’ davvero roba di classe, e  per di più provvista di un solido filo che lega la musica ai risvolti sociali di cui sopra. Fate un esperimento: provate a rileggere oggi il tutt’altro che morbido testo del vecchio Yes I Know My Way, scritto in tempi in cui Bassolino ancora non esisteva...




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