La parola tarantella vi ricorda il ballo che tutti conoscono, quello esploso nell'Ottocento a Napoli e ripreso anche da Rossini, Mendelssohn e altri autori? Beh, dimenticate tutto perché l'autentica tarantella è una cosa completamente diversa. E' nata più di mille anni fa nel Salento, non ha nulla di lezioso e musicalmente è più travolgente della miglior world music. Una volta era un ballo liberatorio e terapeutico per i tarantolati, ovvero le persone morse dalla tarantola, oggi decine di migliaia di ragazzi che amano il rock d'avanguardia, il rap, l'hip-hop e altri generi attualissimi l'hanno riscoperta grazie a Eugenio Bennato e la ballano con entusiasmo per ore
Eugenio Bennato in palcoscenico con la sua agguerritissima band che si chiama, come ai vecchi eroici tempi, Musicanova
di FABRIZIO ZAMPA La riscoperta della vera tarantella è merito di Eugenio Bennato, musicista attento e intelligente che ha frugato tra le antiche tradizioni del Salento, ha recuperato un repertorio riproposto ancora da poche formazioni locali, l'ha vestito di un sound attuale, di ritmi antichi e al tempo stesso attualissimi e di arrangiamenti di alta classe. Da qualche mese, con una band che è formata da solisti di rara bravura e che si chiama Musicanova, come la vecchia formazione con cui ha cominciato tanti anni fa, Bennato sta proponendo in giro per l'Italia la nuova tarantella con enorme successo: decine di concerti in locali e centri sociali frequentati da giovani e giovanissimi hanno registrato il tutto esaurito, e uno degli exploit più riusciti è stata la bella performance offerta l'anno scorso a Noto, per La notte di Giufà, alla fine di luglio. Inutile dire che come al solito la radio e la televisione ancora non se ne sono accorte, ma niente paura: sarebbe strano se fosse successo il contrario.
Sulla nuova tarantella (nuova in quanto il 99 per cento del grosso pubblico italiano e soprattutto internazionale non l'ha mai conosciuta e la confonde con la blanda e modesta forma ottocentesca che spettacoli, opera, cinema e tv ci hanno ricucinato fino alla nausea) abbiamo scritto diversi articoli su Il Messaggero: la storia della sua riscoperta, che ha occupato l'intera pagina della cultura, un racconto del concerto nel quale Bennato l'ha proposta per la prima volta al pubblico romano, e così via.
Ve li riproponiamo qui di seguito con una preghiera: leggeteli attentamente, perché solo così potrete riscoprire anche voi una musica che ha un'energia e una modernità sorprendenti, e che Eugenio Bennato, conscio del fatto che il termine tarantella rievoca nel grosso pubblico ricordi e riferimenti sbagliati, suggerisce di ribattezzare "tarantella power". E "Taranta Power" è il titolo del bellissimo album nel quale nel 1999 sono stati racolti una dozzina di brani pieni d'energia.
Un'immagine della pittoresca tarantella che tutti conoscono, quella diventata popolare nell'Ottocento e che non ha nulla a che fare con la vera, autentica tarantella originale
E' il nostro flamenco, ma nessuno lo sa
Nel dicembre 1998 è nata a Napoli, presso la Città della Scienza, una scuola per l’insegnamento della tarantella. Banale, penserete voi, come aprire una scuola che insegni a fare la pizza. E invece no, ed ecco perché. Primo: la tarantella che tutti noi conosciamo non è quella vera, ma solo la sua forma più superficiale e folclorica, che si è sviluppata nel napoletano dall’Ottocento in poi. Secondo: la tarantella è nata più di mille anni fa non a Napoli bensì nel Salento, fra Lecce e Brindisi, unica zona dove viene ancora eseguita secondo gli antichi canoni. Terzo: se il flamenco è l’espressione artistica spagnola più famosa nel mondo, la vera tarantella, praticamente ancora ignota al normale pubblico, racchiude una tradizione e una cultura musicale italiana e mediterranea in grado di esplodere con la stessa forza.
Lo spiega Eugenio Bennato, il musicista napoletano che ha elaborato il progetto del suo recupero e di una scuola che ne insegni gli autentici valori, e che, sempre a dicembre, ha offerto a Napoli un’anteprima di enorme successo con gruppi e cantanti del Salento come Alla Bua, Aramirè, i Cantori di Carpino, Matteo Salvatore, gli ottantenni autori delle grandi tarantelle del Gargano e così via. «Riscoprirla è una sfida anche a chi ci guarda da fuori e ancora associa l’Italia a clichè come spaghetti, mandolini, pizza e tarantella - dice. - E la prima esigenza è far capire di che cosa stiamo parlando. Per la gente la tarantella è un ballo lezioso, mentre invece è una realtà musicale emergente».
L’idea è venuta a Bennato durante la sua tournée estiva del '98, quando a San Vito dei Normanni, vicino a Brindisi, mentre lui e la sua band suonavano ritmi che si rifanno a forme musicali antiche ma al tempo stesso estremamente moderne, sono uscite fuori dal pubblico decine di ballerine di ”pizzica tarantata” che hanno invaso il palco e si sono messe a danzare su brani che si ispiravano alla tarantella originale. «E’ stata una vera esplosione di energia antica e attualissima, che nessuno conosce. E il primo compito è sfatare il luogo comune di una tarantella con figurazioni stupide legate al corteggiamento. La vera tarantella è un ballo liberatorio, dal senso estetico molto vicino a quello del flamenco».
Per Bennato, e per i tanti storici che ne hanno studiate le origini, il nome tarantella viene da tarantola. «E’ un ballo che ha una funzione terapeutica legata a un mito della civiltà contadina, il morso della tarantola, che era urticante e provocava irritazioni e un malessere simile a una trance dal quale si guariva solo ballando per ore, a volte per giornate intere, il ritmo della cosiddetta ”pizzica tarantata”. Alla fine il malato stramazzava esausto al suolo però era guarito, e questo rito era legato a credenze religiose e al culto di San Paolo di Galatina. Oggi le tarantole sono scomparse, ma non la funzione liberatoria del ballo, tanto che da Brindisi a Lecce ci sono decine di gruppi giovanissimi che hanno fatto una scelta completamente diversa dalla tarantella di maniera. I giovani riconoscono alla tarantella un’energia liberatoria superiore a quella dei balli da discoteca, e in questo senso è un fenomeno modernissimo tutto da scoprire».
Spiega il musicista, il cui precedente album Mille e una notte fa offre diverse esplorazioni del mondo musicale del Salentoe il cui recente Taranta Power raccoglie la sua ultima produzione, che «la tarantella non è quella ottocentesca di maniera citata da Rossini, Mendelssohn o Liszt, ma una musica esplosiva legata al ritmo travolgente della tammorra, alla melodia ossessiva dei violini o dell’armonica a bocca, a movenze che disegnano gesti coinvolgenti e densi di futuro». Recentemente se n’è occupato un film, Pizzicata di Edoardo Winspeare, un giovane regista leccese, che ha avuto un grande successo nei cinema d’essai francesi e americani e che racconta una storia ambientata negli anni quaranta, una sorta di Carmen story che si muove nell’ambito della tarantella, analizzandone le varie fasi, come il corteggiamento, il duello, lo scontro tra padre e figlio e così via.
Qual è il punto in comune fra tarantella e flamenco? «La possibilità di un futuro. Il flamenco si è evoluto ed è stato una grande matrice che continua a darci musica e artisti, per la tarantella ancora non è successo ma sta succedendo. Migliaia di ragazzi, cioè di giovanissimi cresciuti con il rock e con il rap, la vedono come un antidoto ai veleni sia antichi che moderni: i veleni del nostro modo di vivere una vita urbana e metropolitana, lontani dalla natura e della semplicità. Per rendersene conto bisogna vedere una ragazza di oggi, con jeans e scarpette da ginnastica, che balla la pizzica tarantata: è una vera scoperta, una vera rivelazione. Sembra di stare in una discoteca nella quale però ti rendi conto che i giovani del sud sono protagonisti e non subiscono nessun condizionamento perché i loro movimenti sono gesti che appartengono alla loro storia, alle loro latitudini, alla loro cultura».
Insomma, c’è nell’aria una riscoperta entusiastica di forme che appartengono alle nostre radici, e il progetto della scuola napoletana aprirà a artisti, musicisti e coreografi le prospettive per rappresentare un mondo che ha la fortuna di essere conosciuto male, e quindi di essere stato lasciato in pace, incontaminato. «E’ tutto ancora lì, aspetta solo di esplodere, e il momento, con i discografici che guardano sempre più alla musica etnica, è quello giusto – dice Bennato. - La scuola si apre a Napoli, presso la Città della Scienza, e credo che sia il posto giusto: anche per lo strano equilibrio che ci può essere fra la Città della Scienza, cioè il luogo del razionale, e il massimo dell’irrazionalità, cioè il guarire i mali con la musica».
Un concerto del '99 di Bennato & Musicanova Magari capitasse tutti i giorni di andare a un concerto pensando di sentire un certo tipo di musica e poi trovarsi di fronte a qualcosa di molto diverso ma al tempo stesso cento volte più bello, più moderno, imprevedibile e originale. Ci è successo con Eugenio Bennato, promotore di una recente riscoperta della tarantella. Premesso che Eugenio e la sua band si sono rivelati davvero straordinari sotto ogni punto di vista (musicalmente, per la bravura, l'energia, la forza d'impatto e l'estrema attualità del loro travolgente modo di suonare), prima di andare avanti urgono di nuovo alcuni chiarimenti.
Primo: la vera tarantella non è quella che tutti conosciamo, cioè la leziosa versione ottocentesca napoletana di un ballo e di un ritmo nati e cresciuti altrove. Secondo: la tarantella è nata più di mille anni fa non a Napoli ma nel Salento, fra Lecce e Brindisi, unica zona dove viene ancora eseguita con gli antichi canoni. Terzo: l'autentica tarantella, praticamente sconosciuta a chi non vive nel Salento, è figlia di una tradizione e una cultura musicale mediterranea tutta da scoprire, rileggere e rivalutare.
Non è facile spiegare una musica che va anzitutto ascoltata, però proviamoci. Dimenticate ogni tipo di tarantella che vi può venire in mente, ripartite da zero e pensate a ritmi che per stimoli e potenza sono meglio del rock più avanzato, sonorità paragonabili a quelle della più attuale world music, strutture musicali che pur avendo radici solidamente piantate nel nostro sud potrebbero essere nate nel Mississippi o in Africa o dove vi pare. Aggiungete un musicista e autore geniale come Bennato, cinque solisti di bravura e virtuosismo mostruosi (Mimmo Epifani alla mandola, Massimo Cusato alle percussioni, Erasmo Petringa al violoncello e Geppino Laudanna alla fisarmonica, tutti pugliesi, e la vocalist Sara Tramma, unica napoletana del gruppo) e un repertorio che fruga nella tradizione o rilegge in una nuova chiave brani dei tempi di Musicanova come L'acqua e le rose, e avrete una pallida idea di una musica viva e a tutti gli effetti nuovissima, che scatena nel pubblico giovane un'irrefrenabile voglia di muoversi e di ballare, sorpresa, entusiasmo e ammirazione.
Bennato e la band hanno saggiamente ricucinato brani antichi e nuovi con un sound al passo coi tempi e con ritmi implacabili, stanno incidendo un album e propongono il loro concerto nei centri sociali italiani, i cui frequentatori, abituati a rock d'avanguardia, rap e hip hop, restano letteralmente folgorati dall'energia della vecchia ma inesplorata e trascinante tarantella. Che forse, solo per evitare ogni equivoco, bisognerebbe chiamare in un altro modo. Per esempio tarantella power. *
(Poi è diventato "Taranta Power")
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